“Ogni tentativo è stato un fallimento”, dichiara il 64enne torinese che dopo anni non è riuscito ancora a trovare una cura.
Per 50 anni ha vissuto entrando e uscendo dal carcere e dalle comunità: per lui non c’è cura, e vivere in questo modo è straziante. E’ la storia di Antonio D., 64enne definito “socialmente pericoloso”, a causa di atti osceni avvenuti in luoghi pubblici, anche di fronte a minorenni.
La richiesta dell’esibizionista
Al centro della storia, un’esibizionista di Torino di 64 anni: l’uomo si abbassa i pantaloni in luoghi pubblici, davanti ad adulti e bambini. Ma, disperato, spiega: “Questo problema ce l’ho da sempre e non sono mai riusciti a risolverlo, dicono che non c’è una cura. Ma io così vivo un’eterna condanna all’ergastolo ‘bianco'”.
Per questo motivo, dopo essere entrato e uscito in diversi carceri e comunità, il 64enne adesso chiede di essere sottoposto alla castrazione chimica. Tuttavia, il tribunale gliel’ha negata poiché non rientra nelle pene contemplate dalla giurisprudenza italiana.
“Gli è stato risposto che in Italia non è possibile ricorrere a questa forma di inibizione se non per motivi oncologici“, ha spiegato l’avvocato che lo difende. Anche Matteo Salvini ha proposto più volte l’inibizione come pena alternativa contro i reati sessuali.
Il legale aggiunge: “Ha già fatto tutte le misure di sicurezza previste dal codice, il suo è un ergastolo bianco. Lo Stato ne esce sconfitto perché non trova rimedio a casi così tristi”.
I continui reati commessi
All’uomo è stato diagnosticato un “disturbo antisociale di personalità”. L’ultimo reato risale al 3 settembre del 2021, quando aveva ottenuto permesso per incontrare lo psichiatra dell’Asl. Ma nel tragitto, il 64enne aveva esibito le parti intime davanti a due minorenni in un parco giochi a Ciriè.
Dalla casa di cura era passato quindi al carcere di Alba (Cuneo), nella sezione casa lavoro. L’avvocato aveva chiesto un patteggiamento a sette mesi di carcere, ma il giudice – perquisendo la sua camera nella struttura – aveva trovato oltre 30mila foto pedopornografiche. Allora, a Torino aveva patteggiato due anni.